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CREAZIONE DEL PROGETTO GRUPPO MULTIFAMILIARE

L’attuale progetto del Gruppo Multifamiliare nasce all’interno del Servizio SAE, grazie all’interessamento da parte dell’équipe per la metodologia usata nella terapia multifamiliare.
Nel 2004, durante un congresso organizzato dal Centro Dragonato, l’équipe del SAE partecipa ad una conferenza del Dottor Eia Asen, medico psichiatra, terapeuta sistemico e
allora direttore clinico della Marlborough Family Service a Londra, centro di terapia multifamiliare.

Nel 2010, il Sae accoglie durante un suo congresso il Dottor Eia Asen.
La sua presentazione rinnova all’interno del servizio l’interesse alla metodologia esposta. L’équipe approfondisce la riflessione per capire se e in che misura avrebbe potuto sviluppare un progetto con una modalità multifamiliare.
Nel 2011, il SAE organizza due giorni di formazione con la Dottoressa Capelli, responsabile di un gruppo di Terapia Multifamiliare presso “La casa davanti al sole” a Varese.

Nello stesso anno, alcuni operatori dell’équipe, interessati a sviluppare questo approccio e a declinarlo in chiave educativa-pedagogica, per le famiglie del Servizio, creano il primo Gruppo Multifamiliare. Al percorso partecipano 4 famiglie, sull’arco di sei mesi, per un totale di 11 incontri. L’équipe, formata da 4 educatori, lavora nei locali del SAE, con la supervisione di Stefania Capelli. Le riprese video vengono realizzate da due piccole cineprese sistemate di volta in volta nel locale dove si svolge l’attività principale. Questa modalità non permette di utilizzare al meglio le immagini videoregistrate, come previsto dalla metodologia della terapia multifamiliare.

Dopo questa prima esperienza, il SAE riconosce l’utilità del progetto Multifamiliare come possibile proposta di servizio. L’équipe, sempre sotto la supervisione della Dottoressa Capelli, decide di portare importanti modifiche alla sua applicazione del metodo.
Nel 2012, con 5 famiglie, si svolge il GMF 2, con le seguenti modifiche:
• tempistica (6 settimane per 11 incontri)
• supervisore (presente ad alcune giornate come importante occasione di formazione sul campo dell’équipe)
• impianto video professionale (permette all’équipe di lavorare con dei videofeedback creati sul momento).
Questo è l’assetto mantenuto anche nelle edizioni successive.

Tra il 2013 e il 2016 l’équipe continua a specializzarsi nella nuova modalità di lavoro:
• nel 2013, si svolge il GMF 3, al quale partecipano 5 famiglie.
• nel 2014, in primavera si svolge il GMF 4 e in autunno dello stesso anno il GMF 5, ai quali partecipano rispettivamente 4 e 5 famiglie.
• nel 2015 e nel 2016, non si riesce a creare un gruppo abbastanza numeroso di famiglie, il GMF viene dunque annullato.
• nel 2017, si svolge il GMF 6, al quale partecipano 6 famiglie.

Dopo queste 6 edizioni, il bilancio è positivo per quanto riguarda la validità dello strumento. Tuttavia l’équipe incontra la costante difficoltà nel creare il gruppo di partecipanti sia per il percorso intenso che viene proposto, che per il bacino limitato di famiglie SAE.

L’équipe del GMF, supportata dalla direzione del Servizio SAE e dalla Fondazione Vanoni, conferma la validità del metodo e lo riconosce come una possibile risposta ai bisogni del territorio.
Nel 2019 si presenta e viene riconosciuto dall’Ufficio del sostegno a enti e attività per le famiglie e giovani (UFaG) il progetto GMF sotto una veste nuova:
• il GMF diventa una prestazione della Fondazione Vanoni,
• l’équipe di operatori GMF è ora indipendente dal Servizio SAE
• UAP, CEM e Servizio SAE sono autorizzati quali enti segnalanti.
Il Cantone accetta di finanziare un primo progetto pilota di 3 edizioni.

Nel 2020 si presenta il progetto ai capi uffici UAP e ai direttori della CODICEM, che da questo momento possono inviare le domande di partecipazione al GMF.
Contemporaneamente la Catena della Solidarietà riconosce alla Fondazione Vanoni un finanziamento dell’80% delle spese per le tre edizioni pilota da svolgere tra il 2020 e il 2021.

Nello stesso anno, vengono creati i nuovi spazi GMF, all’ultimo piano dello stabile di via Brentani 5 a Lugano, dove risiede attualmente la Fondazione Vanoni.